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donna mamma lavoro carriera

Mi sono spesso chiesta perché fosse così comune, soprattutto nelle donne, questo shift di consapevolezza che spesso (specifico: non sempre e non solo) avviene con la maternità. Un giorno sei una donna in carriera, fai le ore piccole in ufficio, ti sacrifichi e torni prima dalle vacanze per non lasciare l’ufficio scoperto, parli quasi solo di lavoro e passi l’80% del tuo tempo con i colleghi.

donna mamma lavoro carriera
donna mamma lavoro carriera

Poi fai dei figli e pian piano nella tua testa si insinua un tarlo. “Ma perché mi devo fare un mazzo così, sentirmi in colpa, lavorare tantissimo per uno stipendio non all’altezza del mio impegno, senza in tutto questo riuscire a godermi la mia famiglia?”

Quando sono diventata freelance, in particolare, mi sono resa conto di quante donne dopo i figli si “reinventano” e aprono la propria attività, quella che, se va bene, permetterà loro di guadagnare qualcosa e stare un po’ di più con i propri figli. Man mano che frequentavo i canali e i gruppi online mi sono accorta davvero di quante eravamo: un vero e proprio esercito.

La risposta alla domanda sopra è questa e l’ho trovata nel libro di Sarah Jaffe “Il lavoro non ti ama”. L’autrice infatti pone l’attenzione sul fatto che oggi i proprietari delle aziende non richiedono più solo che i dipendenti facciano il loro lavoro, ma che lo facciano con passione ed entusiasmo, tanto che queste paroline magiche sono spesso già presenti negli annunci di lavoro, come a dire “se non sei davvero appassionato, lascia stare”. 

Ma qual E’ il motivo per cui i datori di lavoro puntano su queste qualitA’?

Il motivo, facilmente intuibile, è che se sei davvero appassionato ed entusiasta farai di tutto per guadagnarti e tenerti stretto quel posto di lavoro. E questo fare di tutto si tradurrà, nella pratica, con molti sacrifici che possano dimostrare ai superiori che sei effettivamente appassionato ed entusiasta e che ami il tuo lavoro.

donna mamma lavoro carriera
donna mamma lavoro carriera

E se ami il tuo lavoro, ti fa sentire realizzata e ne trai soddisfazione, forse forse potresti anche non essere pagata, no? Magari qualcosina, giusto per permetterti di mangiare e continuare a lavorare, ma non ti servono troppi soldi, no? Alla fine, lavorare è il nuovo stipendio. E qui bisognerebbe chiamare in causa Confucio con il suo

“Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno per tutta la tua vita”.

COnfucio

Perché se questo è vero, allora perché essere ben pagati o cercare di ridurre le ore di lavoro a un limite ragionevole? Se davvero ami ciò che fai, dovresti volerlo fare gratis, per tutto il tempo che puoi.

Ad inquinare ulteriormente questo già tossico ambiente, ci si mette anche l’idea, frutto del Neoliberismo, di luogo di lavoro come famiglia o squadra, impegnata nel raggiungimento di una mission comune.

Così, mentre i datori di lavoro ci chiedono sempre di più in termini di tempo, devozione e sacrificio, la differenza tra i momenti in cui lavori e i momenti “off” diventa sempre più sfuocata. Allo stesso tempo, nonostante si lavori così tanto, molti di noi lottano ancora per sbarcare il lunario e sono completamente esausti. Il burnout e lo stress che ne derivano influiscono negativamente sulle nostre relazioni con la famiglia e gli amici, lasciandoci la sensazione di essere sfruttate, sole e esaurite.

donna mamma lavoro burnout e stress
donna mamma lavoro burnout e stress

Ed ecco che, quando hai figli, ma soprattutto quando i tuoi bimbi iniziano a crescere, ti rendi conto che la tua vera famiglia non sono i tuoi colleghi, ma le persone con cui hai scelto di vivere e di condividere il tuo percorso. La differenza tra i due tipi di famiglia diventa così evidente che non è più possibile fingere di amare il tuo lavoro come la tua famiglia (se non è davvero così). E quindi decidi di ascoltare quella vocina che da qualche tempo di parla.

Benvenuta nell’esercito

La colpa è loro: non dovevano darci un’uniforme se non volevano che diventassimo un esercito

They should have never given us uniforms if they didn’t want us to be an army.